IL PARTO

Il parto

Il parto può distinguersi in “eutocico” o “fisiologico” se avviene spontaneamente, oppure in “distocico” o “non fisiologico” se, in seguito a complicazioni, è necessario l’intervento medico. La distocia può essere provocata da anomalie dell’apparato genitale, da alterazioni della contrazione uterina, da malattie del nascituro o da fattori psichici che ostacolano o impediscono il normale svolgimento del parto.[1]

A seconda del momento della gestazione in cui si verifica, il parto viene detto:

  • Abortivo: prima della 22ª settimana (per la legge Italiana, il termine era 25 settimane + 5 giorni), momento in cui giunge a compimento la formazione della rètina (che è sostanza cerebrale), necessaria affinché lo stimolo luminoso attivi il cervello.
  • Parto pretermine: prima dell’inizio della 37ª settimana;
  • A termine: tra l’inizio della 37ª e la fine della 41ª settimana (41 + 6 giorni);
  • Post-termine: dall’inizio della 42ª settimana.

In relazione alla gravidanza post-termine, nella pratica clinica, se le contrazioni non cominciano spontaneamente, l’induzione del parto viene proposta in genere già a partire da 41 settimane + 1 giorno. Questo perché numerosi studi hanno evidenziato un aumento della mortalità e morbilità neonatale dopo le 41 settimane. Il calcolo dell’epoca gestazionale va eseguito partendo dal 1º giorno dell’ultima mestruazione (a tale scopo risulta utile un regolo ostetrico) oppure con l’ausilio dell’ecografiamediante la misurazione della biometria fetale (I trimestre, Distanza vertice-sacro dell’embrione). Nella specie umana, inoltre, il neonato a termine è comunque caratterizzato da una condizione di notevole immaturità e dipendenza, con raggiungimento della maturità fisica solo dopo un periodo estremamente lungo.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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